Con questo approfondimento passo in rassegna i mutamenti avvenuti nell’ultimo periodo sui mercati. Non intendo con questo fornire le variazioni degli indici o dei rendimenti per i titoli del reddito fisso, ma effettuare una verifica rispetto all’articolo di analisi pubblicato a novembre 2020 (qui il link), evidenziando eventuali mutamenti di scenario.

Per le borse il 2021 si è aperto con aggiornamento dei massimi per molti indici americani ed europei, mentre il mese di febbraio si sta chiudendo con una maggior indecisione.

Da dove viene questa pausa, che considero temporanea?

In primis dalle notizie sul fronte della pandemia: il COVID 19 non sta mollando la presa, e con le sue varianti sta ponendo nuovi dubbi sul fronte sanitario e dei vaccini, con evidenti risvolti negativi per le economie dei vari Paesi. Il timore di nuove chiusure, che in molti casi si concretizzano, impongono una revisione continua delle previsioni di crescita economica su più fronti: da una parte la riduzione del consumo voluttuario e del comparto turismo, ma anche uno stress per il settore manifatturiero, che deve fare i conti con chiusure temporanee per la scoperta di nuovi focolai o per la riduzione di domanda nel settore delle componenti per l’industria. A soffrire in tal senso sarà quindi anche il settore energetico, in parte per la limitazione degli spostamenti, dall’altra per una riduzione dei consumi dovuta ad un calo della produzione.

Nell’approfondimento di novembre 2020 ho posto l’accento sulla rotazione settoriale, che avrebbe dovuto favorire il ritorno di denaro sui titoli cosiddetti value (tipicamente industriali e banche). L’aggiornamento dei massimi da parte degli indici tecnologici come il Nasdaq non smentisce questa visione di mercato, ma al limite la rimanda e presenta l’occasione di acquisto su nuovi ribassi.

Non cambia quindi la visione di fondo sul mercato azionario.

Ciò che è interessante andare ad analizzare è sicuramente il mercato obbligazionario e dei titoli di Stato. L’arrivo del nuovo governo Draghi ha consentito in Italia una contrazione dello spread al di sotto della soglia psicologica di 100 ma, sempre parlando di psicologia, nella mente dell’investitore si instilla la convinzione che i titoli di Stato Italiani si siano rafforzati. In realtà non è così: ricordiamo che lo spread rappresenta il differenziale di rendimento sul Bund tedesco, e allora è opportuno andare a vedere quanto rendeva il titolo di Stato tedesco a inizio anno e quanto rende oggi. Onde evitare fraintendimenti, il rendimento rimane sempre negativo, ma mentre alla prima apertura di borsa del 2021 il rendimento del decennale tedesco era del -0,599%, ad oggi (25/02/2021) il rendimento – pur negativo – è raddoppiato al -0,274%, con un impatto su quei portafogli difensivi con al proprio interno larga parte di questi titoli. Allo stesso modo, il rendimento del BTP decennale è passato da un rendimento dello 0,492% (toccando un minimo dello 0,436% il 12/02 durante la formazione del governo Draghi) ad un rendimento ad oggi pari allo 0,72%. Lo stesso accade processo accade negli Stati Uniti, dove il rendimento è passato da uno 0,931% di inizio anno ad un 1,436% di oggi.

La sostanza è molto semplice: se detengo un BTP, un Bund tedesco o un T Bond il valore del titolo che ho in portafoglio è sceso. Ricordiamo che tutto ciò accade in uno scenario drogato dall’imponente mole di acquisti che le banche centrali stanno operando. Da dove allora questi movimenti? In parte dai timori di ritorno dell’inflazione, in parte per le aspettative di normalizzazione dell’economia che, tendendo ad anticipare oltremodo le tendenze finanziarie, si pone al punto in cui si ridurranno gli acquisti di titoli di Stato da parte delle Banche centrali. Ciò nonostante i tassi rimangano compressi, e a livello europeo la prima scadenza in grado di offrire un rendimento positivo sui titoli di stato è il BTP a 5 anni, mentre fino a 10 anni i titoli di Stato di paesi come la Francia, l’Austria, l’Olanda, la Germania e la Svizzera sono ancora a rendimento negativo (per la Germania addirittura il rendimento del ventennale è negativo).

Ritengo l’inflazione rialzerà la cresta? Non in modo duraturo, nonostante la diffusa ricerca di inflazione da parte delle istituzioni e una implicita accettazione in cambio di una ripresa economica. Non è un tuttavia rischio da escludere, pertanto contenere la duration in virtù di rendimenti in rialzo ma comunque estremamente bassi rimane un approccio corretto. Non di meno è utile guardare ai mercsto obbligazionari asiatici. In ogni caso per un recap sulle dinamiche dell’inflazione, dei tassi di interesse e delle manovre di politica monetaria si faccia riferimento all’articolo pubblicato cliccando sul seguente link – Come le banche centrali possono influenzare le nostre scelte di investimento.

L’aggiornamento rispetto all’articolo di novembre è quindi di fatto un non aggiornamento, ma la conferma di quanto analizzato allora, pur con una tempistica diversa dettata dall’evolversi della situazione dei contagi. Restano quindi valide le indicazioni di muoversi con i piedi di piombo per la componente obbligazionaria, e farlo con una logica diversificata (guardando ad esempio alle obbligazioni asiatiche e gestendo correttamente la duration media di portafoglio), e rimanere convintamente sovrappesati di azionario dove possibile. All’interno dell’azionario i tematici continueranno a far valere le proprie ragioni, ma più forte sarà con ogni probabilità l’upside sui titoli value rispetto ai tecnologici che scambiano invece a multipli molto alti.

Una nota importante: il mercato si muove in un contesto estremamente complesso, ed è per questo che è opportuno effettuare una corretta pianificazione finanziaria, pianificazione che intenda cogliere le opportunità che vengono dal mercato azionario, ma che dall’altra parte non porti ad erosione di valore da una parte per effetto di una potenziale inflazione, dall’altra per aumento di rendimenti della parte obbligazionaria. La struttura della parte tradizionalmente considerata meno rischiosa dev’essere quindi in questa fase essere pensata con particolare oculatezza, passando necessariamente per una gestione professionale del proprio patrimonio: le soluzioni di investimento che fungano da “ombrello” per questa parte degli investimenti ci sono, e in alcuni casi le sto già adottando.

 

Luca Giordani

 

 

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