Quanti di voi hanno avuto la necessità nell’ultimo periodo di rivolgersi ad un professionista per effettuare lavori in casa? Di quanti si sono trovati in questa condizione, quanti hanno riscontrato difficoltà nel trovare il professionista in un tempo breve? E tra questi, quanti hanno notato un aumento di prezzi, specialmente quando tutto ciò ha comportato la necessità di reperimento di materie prime, si trattasse di legno, materiali edili, materiali elettrici?

Osservare la realtà oggi permette di capire nella maggioranza dei casi ciò che i mercati hanno “letto” qualche mese prima. In fondo il gioco dei mercati non è difficile, e si riduce a tre cose: capacità previsionale (la parte più difficile, ma nemmeno troppo se non si vogliono vestire i panni dello speculatore), nervi saldi, rapidità di esecuzione. Si può dire fosse tutto già scritto, tranne le crisi di governo: quelle sono rapide ed improvvise. Così ci si aspettava ampiamente una veloce ripresa del ciclo economico, di pari passo con l’estendersi delle campagne vaccinali, e parimenti un aumento dei prezzi, dovuto in questo caso alla semplice dinamica della domanda/offerta. Ci si aspettava ampiamente l’agitazione del timore inflazionistico, e di conseguenza dell’interrogativo circa l’interruzione degli stimoli monetari (e fiscali). Del resto non è mai venuta meno l’idea di sovrappesare l’azionario rispetto all’obbligazionario, di contenere la duration di portafoglio, di utilizzare comunque i piedi di piombo. I “tattici” del portafoglio, che non vogliono perdere un centesimo di rendimento – e talvolta rimangono scottati – hanno colto la palla al balzo per ridurre ad inizio anno la componente azionaria in overperformance acquistando sui cali l’obbligazionario per poi incassare performance e tornare ad interrogarsi nuovamente su quale sia il punto del ciclo economico nel quale ci troviamo.

Tutto questo fermento in ambito economico è lo specchio in differita degli ampi rendimenti offerti, specialmente sull’azionario, dal mercato nella seconda metà del 2020. Ciò detto, tra qualche tempo dove ci troveremo? Intendo dire, se i mercati finanziari hanno anticipato di un anno quanto accade oggi, se dobbiamo posizionare il portafoglio in data odierna, tra un anno dove saremo? Partiamo dal dove ci troviamo oggi: i mercati sono ampiamente esposti sull’azionario, la volatilità è tutto sommato contenuta, i principali mercati azionari hanno realizzato da inizio anno performance medie superiori al 5% (un dato su tutti: l’indice MSCI World ha conseguito un +7,57% da inizio anno), sottotraccia è in atto una consistente rotazione settoriale, sebbene il Nasdaq mostri una forza relativa degna di nota.

Le domande principali che dobbiamo porci sono quindi a mio avviso tre: quanto è reale e quanto invece fittizio il ciclo di crescita, quanto la fiammata inflazionistica sia realmente fiammata o sia invece strutturale, come verrà riassorbito il consistente debito prodotto in quest’ultimo anno.

Il ciclo economico sembra sostenuto, e poggia su dati concreti: i PIL dei singoli stati crescono, la depressione del lato domanda sta ora sperimentando un rebound importante, sebbene alcuni settori rimangano ancora incerti (tipicamente nel settore terziario come turismo, ristorazione, voluttuari). A ciò si aggiunga l’orientamento delle politiche fiscali, che vanno nella direzione di una riqualificazione economica (emblematica la data del 2034 segnalata dalla commissione europea come anno in cui il parco auto dovrà essere elettrificato), l’effetto di trascinamento di alcune tecnologie avanzate. Per quanto attiene l’inflazione, pare trattarsi di aumento dei prezzi dovuto in parte all’entusiasmo dell’uscita della pandemia, ma per buona parte sembra riferito a dinamiche di eccesso di domanda rispetto l’offerta che hanno carattere transitorio, e che andranno con tutta probabilità riassorbendosi. Ciò fa supporre un ridimensionamento dell’attuale livello di inflazione, e non a caso le Banche Centrali sono al momento a bocce ferme. Quanto al tema inflazione, ci si ricollega agevolmente all’ultima delle domande che a mio avviso è necessario porti: posto che il debito non possa essere neutralizzato, personalmente mi appare verosimile le Banche Centrali siano disposte ad accettare una svalutazione del debito tollerando livelli di inflazione superiori al target storicamente perseguito. Un distinguo va tuttavia fatto: la differenza tra le economie di USA ed Europa. E’ probabile l’allentamento monetario abbia un corso più lungo nel vecchio continente, e unitamente ad una rinnovata forza dell’Unione, lo scenario sembra possa in futuro premiare proprio l’Europa.

A metà anno il rendimento medio del portafoglio dei miei clienti è stato pari al 6,17%, non effettuando variazioni sostanziali sulla composizione delle asset class rispetto il finire dello scorso anno. Nonostante uno scenario economico estremamente favorevole, tuttavia, la mia personale sensazione è quella di non effettuare variazioni sostanziali nella composizione dei portafogli, ma di considerare comunque uno scenario in evoluzione, che impone di tenere conto dei livelli molto alti degli indici, e di quanto potrebbe verificarsi a livello di politica monetaria. Vanno inoltre prese in considerazioni eventuali recrudescenze della pandemia, che imporrebbero nuove chiusure.

Si conferma quindi lo scenario ma, come segnalato nell’articolo di febbraio 2021 (qui il link), senza farsi trovare impreparati rispetto gli sviluppi che, oltre ad imporre la necessità di mettere al riparo da eventuali rischi, presenteranno interessanti opportunità su alcuni comparti, specialmente sul fronte obbligazionario.

 

Luca Giordani

 

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