Nel precedente approfondimento ho provato ad indagare la possibilità politica che venga introdotta una Imposta Patrimoniale sulla ricchezza. In questo articolo, oltre a ciò che sarebbe auspicabile venisse attuato, proviamo a capire cosa possa realmente accadere.

A inizio 2018, la ricchezza complessiva degli italiani sfiorava i 10.000 miliardi di Euro, di cui circa 4.500 miliardi detenuti sotto forma di attività finanziarie (bollettino ISTAT – Banca d’Italia).

Ipotizziamo una patrimoniale sulla giacenza di conto corrente dell’1%. A ben contare, su 50.000 Euro di liquidità sul conto, l’1% è pari a 500 Euro: tanti, ma rispetto all’entità della pressione fiscale complessiva su singolo contribuente è quasi un’inezia. Tuttavia una patrimoniale di questa cifra porterebbe gettito allo stato per 15 miliardi di Euro totali. Cifra considerevole, ma in primis sarebbe una piccola goccia nel mare di debito, e in seconda istanza si creerebbe per “così poco” un grave malcontento sociale. Ne emergono però alcuni elementi: la patrimoniale non è una panacea, e il termine patrimoniale spaventa più di quanto realmente possa nuocere.

Un’altra via percorribile potrebbe essere quella di aumentare l’imposta di bollo sulle attività finanziarie, ad esempio un raddoppio dallo 0,2% allo 0,4%: sarebbe una manovra che porterebbe un gettito pari a 9 miliardi in più rispetto ad oggi, più contenuta rispetto ad un’imposta sui conti correnti, ma con carattere strutturale. Anche questa soluzione sarebbe tuttavia improbabile, perchè deleteria per un settore fondamentale come quello finanziario.

Ancora, si potrebbe pensare ad una tassazione sugli immobili, elemento principale della ricchezza degli italiani (5.000 miliardi complessivi circa), ma ciò contrasterebbe con le più recenti manovre che stanno tentando di ridare vigore ad un settore – quello immobiliare e relativo indotto – profondamente depresso e fonte di PIL.

Ciò che poco si considera invece è un aumento della tassazione sulle successioni e donazioni. Per guardare cosa accade al di fuori dei nostri confini nazionali, nel Regno Unito patria del liberismo economico la tassazione sulle successioni è pari al 40%. Se ci spostiamo in Belgio, i parenti in linea retta, pagano una tassa del 30%, mentre in Germania questa imposta va dal 7% al 30%. In questi Paesi la tassazione può spingersi fino all’80%, in caso non vi siano rapporti di parentela tra il de cuius e l’erede.

In Italia invece qual è la tassazione su successioni e donazioni? Molto semplice: minimo 4%, massimo 8%, con una franchigia molto alta, pari ad un milione di Euro per erede. A voler fare una infelice battuta si potrebbe affermare che l’Italia non è il luogo ideale nel quale vivere, ma è il luogo ideale nel quale morire.

Da anni si dibatte sulla tassa di successione, alla stessa maniera e forse più di quanto si faccia rispetto all’imposta patrimoniale, tuttavia vige il “terrore da patrimoniale”.

Un incremento dell’aliquota sull’imposta di successione, o anche solo un dimezzamento della franchigia, porterebbe in modo strutturale gettito alle casse dello Stato, lo farebbe in modo più equo perchè “lascia in pace” quando si è in vita e incide soltanto quando si passa a miglior vita. Inoltre una simil manovra avrebbe un effetto redistributivo importante, perchè lasciando più denaro nelle tasche quando si è in vita, pur in modo marginale favorirebbe il cosiddetto “ascensore sociale”.

Negli obiettivi finanziari il risparmiatore italiano non è portato a pianificare il momento in cui non ci sarà più, e la scaramanzia gioca un ruolo marginale. Importante invece è il retaggio derivante dalla scarsa cultura finanziaria. Pensare al proprio patrimonio, e stratificarlo in obiettivi, significa anche pensare ai nostri eredi. Ci sono diverse formule sia finanziarie che giuridiche che consentono di organizzare questo passaggio e gestire un efficientamento fiscale. Un consulente finanziario adeguatamente preparato è un tassello importante in questa fase, perchè aiuta il cliente a ragionare per obiettivi e gli offre soluzioni in linea proprio con quegli obiettivi allineandosi ad aspettative che considerano una pluralità di aspetti interdisciplinari.

 

Luca Giordani

 

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