Il passato è solo una storia che raccontiamo a noi stessi

Dal Film “HER” di Spike Jonze

 

Capita sovente di imbattersi in persone non clienti che chiedono un consiglio in materia finanziaria. Ovviamente il consulente non può dare consigli se non dietro attivazione di un contratto di consulenza con la banca mandante, e mai esprimo un’ipotesi alternativa di investimento se non per chi è mio cliente, ma l’analisi dei numeri è sempre un’indagine oggettiva, scremata da giudizi e che fa riferimento unicamente alla matematica e/o alla statistica.

Perché la frase di quel film ad inizio articolo? Perché è palese ed evidente come il risparmiatore italiano sia rimasto ancorato ad un mondo che non esiste più, e pensa che mantenendo il proprio portafoglio di investimenti identico a com’era quindici, dieci, cinque anni fa tutto andrà com’è sempre andato: rendimento senza grosso rischio. E’ così che i titoli di Stato la fanno da padrone, e per questo vengono detenuti senza considerare che è più probabile che perdano valore piuttosto che l’acquisiscano.

Quando poi il cliente (particolarmente il cliente bancario) ha in portafoglio titoli diversi, evidente è l’impronta della Banca che ha consigliato quel portafoglio, e molto spesso partendo dagli strumenti presenti è facilmente derivabile l’istituto presso il quale detengono il denaro, senza nemmeno che io lo sappia.

L’analisi oggettiva dei numeri però finisce talvolta con il sorprendere la persona con la quale mi interfaccio, ed è per questo che ho creato il mio report di analisi. Oggi applicazioni e programmi danno ampio supporto in queste analisi ma, pur non rinunciando ai prodotti di larga scala, ho sempre preferito le botteghe artigiane agli strumenti standardizzati. Colgo così l’occasione di parlarvi di come io letteralmente mi appassioni ogni volta che faccio un’analisi, e di come cerchi di renderla il più personale e completa possibile oltre i dati di facile fruibilità che si possono trovare in modo standardizzato ovunque.

Dico che mi appassiona analizzare perché mi piace lavorare con i numeri e la concretezza, ma anche perché questo consente di fornire un buon paio di occhiali a chi guarda al risparmio e agli investimenti con gli occhi del passato, ed essere di aiuto, oltre che trasmettere la mia conoscenza, mi ha sempre dato soddisfazione.

 

La mia analisi

Voglio con questo articolo farvi entrare in questa analisi, che è in genere composta di una quindicina di pagine nelle quali analizzo i singoli strumenti, la loro combinazione, il livello di efficienza in termini di rendimenti passati e attesi combinati con il livello di rischio. A titolo esemplificativo riporto le immagini del mio report perché possiate farvi un’idea di che cosa si parli, senza che vi facciate spaventare dal contenuto: dietro queste analisi c’è sempre un consulente a disposizione per spiegarvi di persona ciò che erroneamente pensate di non poter capire. Magari non sempre riesce ad essere chiaro, ma lui è testardo e se non riesce ad esserlo cerca di tarare la propria comunicazione.

Il report si apre con un’introduzione all’attuale contesto di mercato, che altro non è se non il condensato aggiornato degli articoli che periodicamente pubblico su questa pagina web.

Il report è prosegue poi con una descrizione fruibile da chi tecnico non è di quanto analizzato nelle tabelle in appendice (delle quali parlerò in seguito e all’interno delle quali effettuo un’analisi strettamente tecnica degli strumenti e del portafoglio).

Infine riporto le considerazioni complessive date dalla combinazione dei numeri desunti dall’analisi per dare corpo e uniformità al discorso puramente matematico.

Il report si fonda interamente sulla parte tecnica del quale non sempre l’investitore o il risparmiatore ha gli strumenti per giungere ad immediata comprensione, per questo l’appendice tabellare è la parte grezza per chi legge questo report, ma è di fatto la parte essenziale dell’analisi fatta di matematica e statistica pura. Per ogni voce della tabella è presente una legenda che descrive cosa significhi quel numero posto in quella colonna.

Si parte con la tabella relativa al riassunto di quanto l’investitore mi presenta. Da questo provvedo ad effettuare un aggiornamento dei prezzi di mercato per avere una situazione che rispecchi il più possibile l’attuale.

 

 

Si prosegue con l’analisi della composizione geografica e tra asset class (la tabella è mutevole, ma in genere questa tabella è standard per la prevalenza di strumenti italiani nei portafogli che analizzo).

 

 

Il cuore vero e proprio dell’analisi è poi la tabella che segue, dove procedo con il verificare il rendimento effettivo di ogni strumento e il suo contributo al complessivo di portafoglio in termini di rendimento, di rischio e di scadenza media per la parte obbligazionaria.

 

 

Il report si conclude poi con la tabella riassuntiva delle asset class.

 

 

E quindi?

Tutta questa analisi per dire che cosa? Che possiamo fare tutte le previsioni possibili sui mercati, e magari essere anche bravi (o fortunati) nell’ottenere buoni rendimenti, ma alla base di tutto c’è IL METODO.

Mi appassiona la finanza, ma mi rendo conto che questa passione è mia e di pochi, mentre molte persone non affrontano l’argomento per scarsa propensione, scarso interesse, scarso tempo, MA SI TRATTA DEL NOSTRO DENARO, e non possiamo non prendercene cura.

Chiudo con un esempio molto semplice che rappresenta quello che emerge spesso dalle analisi: avete un BTP con scadenza a 16 anni in portafoglio che avete comprato a 100 e oggi vale 140 con tasso 4%. Quei 140 torneranno progressivamente a 100 man mano che ci si avvicinerà alla scadenza – nell’ipotesi di tassi e condizioni creditizie invariate – e questa è l’ineluttabilità dei titoli obbligazionari. Vendendo oggi il mercato ci anticipa 10 anni di interessi (e il rendimento effettivo mantenendo in portafoglio il titolo è compreso tra l’1,2% e l’1,3%), ma inoltriamoci in questo ragionamento: se io disinvesto quel BTP per reinvestirlo, sto reinvestendo non i 100 che ho messo inizialmente, ma 140. Quanto fa il 4% di 140? Rispondo io prima che prendiate la calcolatrice: il 5,6%. Se disinvestite un titolo obbligazionario in guadagno come questo, che ha un rendimento effettivo a scadenza basso, reinvestirete anche gli interessi, e a quel punto per ottenere lo stesso montante rispetto a che se aveste mantenuto il BTP, vi sarebbe sufficiente un interesse annuo del 2,86%.

Qualcuno vi ha mai fatto ragionare su questi aspetti?

Ecco, questo è il mio approccio, lo scopo del mio report, il mio metodo. Il Metodo LG.

 

Luca Giordani

 

info@Lgconsulenzafinanziaria.it

 

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