Il rischio genera paura, e in molti casi la paura provoca atteggiamenti irrazionali.

Il coronavirus non è conosciuto alla comunità scientifica: non se ne conoscono i meccanismi di diffusione, non esiste un vaccino, il contagio sembra essere molto rapido e aggressivo, ma in fondo è un’influenza. Da dove il motivo di preoccupazione tanto forte, a partire dalle istituzioni? Qual è il vero rischio? Il vero problema sarebbe quello di trovarci in un sistema sanitario sovraffollato di pazienti, e per questo non riuscire a far fronte alle necessita di cura. Tutto ciò non perché il nostro sistema sanitario sia inadeguato, ma perché la diffusione del virus è più rapida di quella della normale influenza.

Parlavo di atteggiamento irrazionale, come quello delle persone che hanno fatto razzia di scorte alimentari nei supermercati. Non c’è motivo per cui si debba pensare che da domani noi si rimanga privi di cibo, e peraltro gli scaffali vuoti rappresentano un problema per chi invece ha reale necessità di acquistare cibo perché ne è privo (io stesso avevo il dubbio di non trovare gli yogurt per mia figlia dei quali ero rimasto privo).

Non sbaglia del tutto chi oggi dice che il coronavirus siamo noi, perché il riflesso in termini economici non è indifferente: si comincia a parlare di recessione tecnica in Italia (due trimestri consecutivi di segno meno del PIL).

Per rimettere in fila le cose, proviamo a ragionare sui punti concreti:

– La questione del coronavirus va gestita con attenzione, ma senza farsi prendere dal panico o dall’isteria;

– Il problema verrà risolto, tutto sta a considerare in quanto tempo;

– Le borse hanno avuto importanti storni in questi tre giorni;

– L’atteggiamento delle borse, sebbene spesso guidato dai sistemi automatici di trading, muove dallo stesso comportamento (umano) che porta ad avere gli scaffali vuoti;

– È bene avere fiducia nei professionisti (si tratti di medici, tecnici, consulenti finanziari) per evitare di incappare in errori grossolani;

– Le borse fino a una settimana fa erano ai loro massimi storici, con una crescita che prosegue da una decina di anni;

– Le prese di beneficio sui mercati, e quindi i cali delle borse, sono una dinamica del tutto normale;

– Le obbligazioni e i titoli di stato ad oggi rendono zero o poco più;

– Le azioni, statisticamente e storicamente, rendono molto di più delle altre asset class;

– Un rallentamento dell’economia è atteso, ma questo non significa non ci siano opportunità sul mercato (settoriali, geografiche, di tipologia di investimento);

– La gestione della liquidità è fondamentale in questo frangente

– Diversamente da quanto il comportamento umano è portato a fare, i titoli si comprano quando il mercato cala, e non quando cresce

L’approccio razionale e sistematico è l’unica via da seguire nei momenti di difficoltà, in borsa come negli altri fatti della vita umana. L’emotività è importante, ma va convertita in azione, e l’azione non può che essere razionale.

 

Luca Giordani

 

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